giovedì 20 maggio 2010

Non solo "Bianca", non solo "Azzurro"...

Il problema è il lieto fine che ci ha abituato al meglio, così che ognuno prima o poi troverà la sua strada ma questa invece risulta piena di insidie, biforcazioni, dirupi e strapiombi in cui qualcuno ogni tanto può pure cadere. E quando è un intero sistema a caderci allora le prime a rimetterci sono le donne.
Così succede che S. dopo essersi laureata e aver cambiato decine di lavori, finalmente possa sperare di aver trovato quello giusto salvo poi accorgersi di essere incinta e quindi ormai ritenuta non più idonea ma anzi quasi carnefice di un'azienda che l'avrebbe quasi assunta ma che ora deve provvedere a lei e alla sua sostituta, si vede "lasciata libera"non senza essere"ringraziata" per le spese che dovranno sostenere per la sua sostituzione e tenersi poi la sostituta di turno a scapito della neo mamma.
Così S. cerca di godersi comunque le gioie del momento e dopo 9 mesi finalmente arriva M. e anche un nuovo lavoro, perfino a tempo indeterminato quando ecco che la favola ancora una volta si sbriciola perchè M. dall'alto dei suoi 6 mesi si ammala, nulla di grave ma S., la mamma, si deve assentare per due giorni di seguito dal lavoro perchè M. ha la febbre alta, intorno ai 40 °. Sì ,certo, forse S. è esagerata ma in fondo M., per S., è la prima figlia e in mancanza di esperienza anche una semplice influenza può essere allarmante ma forse così evidentemente non la pensa il nuovo datore di lavoro di S., una donna anche lei, con un solo obiettivo però nella vita: il lavoro.
Così al ritorno di S. al lavoro dopo due giorni di assenza per malattia bambino, la datrice di lavoro fa capire a S. che lì questi comportamenti, questi deplorevoli comportamenti non sono graditi, è meglio non averne, sarebbe meglio che lei non avesse una famiglia, per stare lì dentro c'è bisogno di "gente", e forse il termine asettico non è casuale, senza legami che possano condizionare, intralciare, interferire sulla resa lavorativa.
Così ancora una volta un'altra donna, S., si è ritrovata a dover scegliere tra l'avere una famiglia o un lavoro.
Così la "principessa" S. è tornata al suo castello di tre camere e angolo cottura.
E vissero tutti felici e contenti...o quasi.

Qui comincia l'avventura...

Un nuovo blog? Un altro blog? Ormai tra l'altro questa forma di comunicazione non va più è già stata superata dai così detti "social network" ma pazienza io non amo le cose che vanno...amo far andare io le cose.
Ecco allora questo nuovo blog per me ma anche per chi vorrà leggerlo.
"Tropi quotidiani" perchè tropo, deriva dal greco e vuol dire "trasferire", appartiene a gerghi diversi tra cui alle figure retoriche e qui di retorica in senso lato e di metafore o similitudini, ne troverete molte perchè servono, servono per descrivere la vita che viviamo e che a volte ci si trova a subire.
Qui troverete le mie riflessioni su racconti di vita vissuta principalmente dalle donne, conoscenti, amiche, colleghe, vicine di casa,..., perchè trasferire è condividere, creare e partecipare nonostante ci possano essere altri a proibirti di farlo.